Cosa sogna un bambino di Ozein quando spalanca la finestra e vede il profilo del Monte Bianco e della Grivola? Di volarci sopra. Più in là con gli anni poi quelle montagne bellissime, tra terra e cielo, sogna di scalarle. E così il bambino anziché pastore di mucche diventa alpinista. É successo ad Abele Blanc, unico valdostano ad aver conquistato tutti i quattordici 8000 del pianeta. È labile nei luoghi sospesi il confine tra sogno e realtà. Soprattutto se una vetta, in questo caso la Grivola, la montagna madre di Aymavilles, è il faro spirituale di un territorio. In quella piramide dalle linee perfette c'è qualcosa di sacro, inviolabile. E infatti l'hanno definita montagna himalayana: anche se non raggiunge i 4000 ha il carattere magnetico di un 8000.
Per esplorare il territorio di Aymavilles, ricco di meraviglie paesaggistiche e tesori d'arte, il castello, l'acquedotto romano, la cripta di Saint- Léger, si può prendere come riferimento proprio la Grivola. Sì perché dall'alto dei suoi 3969 m guarda, protegge, indica il cammino. Da queste parti insomma c'è un filo invisibile che lega i luoghi. Basta scovarlo, renderlo tangibile. É così che ad Abele è nata l'idea del Grivola Trail: un sentiero che, con la benedizione della montagna di casa, unisce le bellezze d territorio. Per completare il percorso occorrono garretti d'acciaio e ottima preparazione fisica ma si sa, il Paradiso bisogna saperselo conquistare. La ricompensa è la visione di paesaggi incomparabili, la natura che respira accanto a te, guizzi di camosci e, forse, l'incombenza del divino, soprattutto quando dalla Pointe de la Pierre a 2653 metri, la vetta più alta del tracciato, si abbraccia la spettacolare visione del Monte Bianco, del Rosa e del Gran Paradiso. Lo spirito della gara, spiega Abele, non è solo la competizione ma una sorta di via della conoscenza che porta all'amore e al rispetto del territorio. Si passano i paesini senza tempo di Ozein e Turlin, e poi su e giù passando Poignon e Pointe du Drinc a quota 2663.
Sul sito sono disponibili cartine, altimetrie e tracce GPX degli itinerari.
L'altro faro del territorio, il castello d'Aymavilles dai quattro possenti torrioni angolari con beccatelli, caditoie e bassa cinta muraria, svetta dal XIII secolo dalla piana che domina la città. É una sorta di matrioska dove si sono stratificate nei secoli diverse emergenze storico-architettoniche: la casaforte (residenza medievale fortificata), il castello quattrocentesco, il barocco settecentesco, le decorazioni ottocentesche. Il castello è attualmente chiuso.
Svetta imponente con l'enorme facciata dipinta raffigurante al centro il martirio di San Leodegario e lateralmente i santi Germano, Giuseppe, Grato e Leonardo. Colpiti dalla monumentale apparizione, è difficile le immaginare i due segreti che il tempio nasconde: la più vecchia campana della Valle d'Aosta fusa nel 1373, allocata nel solitario campanile dalla guglia esagonale e la meravigliosa cripta del VIII sec. d.C., forse d'epoca ancora più remota;La chiesa di Saint-Léger è solo un esempio dell'antica fede dei nativi. La cripta è visitabile con orari di visita variabili, per info e prenotazioni contattare Fondation Grand Paradis
Il ponte acquedotto di Pont d'Ael che scavalca in un paesaggio dantesco l'orrido sul torrente Grand-Eyvia. Eretto nel 3 a.C. grazie agli abilissimi ingegneri dell'antica Roma e al sudore di operai che assemblavano blocchi sospesi nel vuoto, è la spettacolare struttura voluta da Caius Avillus Caimus, rampollo appartenente ad una gens di ricchi imprenditori del marmo, svetta a 56 metri dal fondo, scavalcando il profondissimo abisso per 50 metri. Lo si può percorrere a piedi con un cammino ad anello: prima la parte alta, aperta, col pavimento a lastre litiche dove scorreva l'acqua e poi la parte bassa, il lungo corridoio coperto dove passavano uomini e animali.
Biglietto intero: 3€, ridotto 2€. Orari di apertura: da aprile a settembre tutti i giorni ore 9.00-19.00; ottobre, sabato e domenica 10.00-13.00 e 14.00-17.00. Orario suscettibile di variazione, chiamare per conferma.
L'agricoltura è da millenni una fondamentale fonte di sostentamento, ed è proprio il vino la risorsa più preziosa. Non sono poche cantine e aziende agricole dove è possibile centellinarlo. Il celebre, storico Torrette per esempio, etichetta apprezzata a livello internazionale e i vini DOP che, favoriti da un particolarissimo microclima ideale, nascono nelle prolifiche valli di Aymavilles: sette rossi, un rosato, quattro bianchi, un biologico, un tardivo e tre da tavola. C'è persino una distilleria che sforna cinque varietà di grappa monovitigno. E cinque sono anche le aziende agricole che portano avanti la lunga tradizione vinicola, forse iniziata già ai tempi dei primi insediamenti romani, duemila anni fa: La Cave Cooperative des Onze Communes (raccoglie 220 produttori attivi in cinquanta ettari di territorio), Les Crêtes,Atouéyo, Gerbelle Didier e Teppex Manuel.
La compagnia teatrale Betise d'Aymavilles per esempio propone pieces in lingua patois, il dialetto valdostano. Il copione, spiega Laurent Vairetto, lo scriviamo noi attori seduti intorno ad un tavolo; le idee ci vengono all'improvviso e vanno tutte bene; ma spesso è la fervida, meravigliosa fantasia degli abitanti di Aymavilles a proporci originalissime storie.
La famiglia Boniface invece, mamma Liliana, papà Alessandro, i figli Vincent e Remy, in una parola il gruppo Trouveur Valdôtain, è una sorta di déjà-vu consacrato alla musica popolare regionale. Cantano in francese e in patois e suonano violino, ghironda, cornamusa, clarinetto e soprattutto l'organetto, l'antenato della fisarmonica. Hanno circa 500 strumenti musicali e i più vecchi superano i 100 anni.
Oltre alla festa del patrono, il Cristo Re che va in scena a fine novembre, è durante la Favó di metà luglio a Ozein che si rinsalda lo spirito comunitario della vallata, una miscellanea di canti, balli, eventi gastronomici e culturali. Il re della festa è proprio la favó, antica zuppa contadina a base di pasta, pane di segale, fontina e naturalmente fave. Per l'occasione oltre al forno consortile che regala fragranti forme di pane, vengono riproposti mestieri oramai estinti: il falegname, il casaro, le tessitrici, lo scultore. Potete anche cimentarvi nel palet valdostano, antico gioco simile alle piastre in cui si lanciano cerchi di metallo di un chilo il più vicino possibile al pallino. Le origini del gioco, tutelato dalla Fédérachon Esport de Nohtra Téra, si perdono nel tempo ma qualcuno azzarda che il primo campo di battaglia potrebbe essere stato proprio l'acquedotto di Pont d'Ael: dischi di metallo lanciati dove un tempo scorreva l'acqua. Ipotesi fantasiosa ma decisamente suggestiva.
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Laboratorio interattivo, spazi sensoriali e multimediali, temi di riferimento sono l’acqua, il bosco e il pascolo, la fauna e l’uomo.